Onorevoli Colleghi! - La nostra Costituzione prevede, all'articolo 80, che le Camere autorizzino con legge la ratifica dei trattati internazionali, escludendo per essa il ricorso al referendum; infatti l'articolo 75 esclude espressamente tale strumento di democrazia diretta per i trattati internazionali.
      La realtà quotidiana di tutti noi insegna che l'Unione europea ormai scandisce la nostra vita, regola il nostro operare. Ormai con il Trattato fatto a Roma il 29 ottobre 2004 è stata adottata una Costituzione per l'Europa. Di fronte ad atti così importanti e fondamentali per la vita di ogni cittadino italiano ed europeo, riteniamo sia inevitabile sottoporre i Trattati che aprano l'Unione all'adesione di altri Stati al giudizio di ogni persona che si troverà a confrontarsi quotidianamente con la cittadinanza europea.
      Un sondaggio commissionato da Il Sole 24 Ore rivela che il 60 per cento degli italiani intervistati avrebbe preferito essere chiamato, ad esempio, a pronunciarsi sulla Costituzione per l'Europa, piuttosto che delegare la decisione al Parlamento. Inoltre, dall'indagine risulta che il «sì» all'approvazione della Costituzione europea sarebbe anche risultato vincitore con una maggioranza pari al 68 per cento.
      Riteniamo, inoltre, che anche di fronte a decisioni come quella presa dal Consiglio europeo in data 17 dicembre 2004 di

 

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avviare i negoziati con la Turchia, sia necessario interpellare la volontà degli italiani. Le nostre perplessità riguardanti l'ingresso di questo Paese nell'Unione europea sono molte: prima di tutto lo scarso rispetto dei diritti umani e in particolare delle minoranze linguistiche, che resta ancora oggi un gravissimo problema di questo Paese; poi l'allargamento eccessivo dell'Unione che arriverebbe a inglobare uno Stato con 70 milioni di abitanti e che porterebbe l'Europa a confinare con Iran, Iraq, Azerbaigian, Siria, aggiungendo non pochi problemi geostrategici a quelli già esistenti. Non dimentichiamo che con l'adesione della Turchia si rinuncerebbe definitivamente all'identità culturale cristiana dell'Europa. Tutti elementi di grande riflessione che ci fanno giungere alla consapevolezza della necessità, in questo caso, di fare ricorso a un referendum.
      È chiaro che prima di procedere a referendum sarebbe necessario iniziare un processo interno di «alfabetizzazione» su alcuni temi europei sui quali purtroppo l'informazione è sempre troppo carente. Riteniamo che gli italiani, accanto al diritto di esprimersi su queste importanti tematiche, debbano avere anche il diritto di essere informati, di capirne esattamente il significato.
      Basiamo la nostra proposta di legge costituzionale su un precedente costituito dalla legge costituzionale 3 aprile 1989, n. 2, con la quale fu indetto un referendum di indirizzo, non previsto dalla Costituzione, sul conferimento di un mandato costituente al Parlamento europeo eletto nel 1989. Il Presidente della Repubblica, su richiesta di un quinto dei membri di una Camera o di cinquecentomila elettori o di cinque consigli regionali, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, indice un referendum avente per oggetto l'autorizzazione alla ratifica dei Trattati che comportino un'ulteriore estensione dell'Unione europea.
      Vista l'importanza della questione sottoposta con la presente proposta di legge costituzionale, ne auspichiamo una rapida approvazione.
 

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